Welcome to the NHK (NHKにようこそ! «Benvenuti alla NHK!» 2002) è un romanzo scritto da Tatsuhiko Takimoto, in parte autobiografico, che parla di Hikikomori, il fenomeno sociale tipico giapponese degli “auto isolati”.
Welcome to the NHK ritrae una condizione sociale che a quanto pare si è molto diffusa nell’ultimo decennio nella società giapponese. NHK tratta appunto di hikikomori, come vengono definiti in Giappone quelle persone senza un’occupazione, perlopiù giovani, che si recludono tra le mura della propria abitazione rifiutando una vita sociale e limitando al minimo l’interazione con l’esterno.
Welcome to the NHK, anche se a tratti sa essere drammatico e disincantato, racconta in modo perlopiù ironico e divertente la storia di un giovane hikikomori, Sato, che, durante il suo percorso umano costellato di fallimenti, entra in contatto con diverse realtà sociali borderline: dalle mono-manie tipiche degli otaku giapponesi ai tentati suicidi collettivi, senza tralasciare molto di quel che sta in mezzo ai due estremi, come le dipendenze da videogame online e soprattutto la solitudine e la paranoia che portano all’auto-reclusione.
Dal romanzo del 2002 sono stati tratti un manga nel 2004 ed un anime nel 2006. Tutte e tre le versioni hanno avuto pubblicazione italiana, ad opera di Edizioni BD per il cartaceo e di Yamato Video per la serie animata.
Qualche anno fa, nel 2011, ho scoperto con grande sorpresa la serie televisiva grazie alla messa in onda su Rai 4. L’anime di NHK mi ha colpito soprattutto per un aspetto assolutamente non secondario: malgrado sia, con i suoi 24 episodi, una serie di media durata, per la portata e la profondità dell’argomento avrebbe potuto durare molto di più.
Capita spesso di imbattersi in serie che come Welcome to NHK ritraggano scorci di vita e situazioni in sé fatte da pochi personaggi con dinamiche ricorrenti; in molti casi la sensazione spesso è che gli episodi, rispetto all’idea iniziale, siano in sovrannumero e che rallentino troppo il ritmo della narrazione diluendo la storia principale. Con NHK questa cosa non succede, anzi, la sensazione è che volendo la storia avrebbe potuto toccare anche più tematiche (la versione animata infatti rispetto ai corrispettivi su carta è stata epurata di alcune delle più difficili come quella delle smart drugs). Alla fine della visione ci si rende conto che i punti che vengono trattati sono solo alcuni in un universo di dipendenze, malesseri e stati patologici diffusi nella società contemporanea.
Grande merito per il coinvolgimento che dà la serie va alla narrazione, che come detto sopra riesce a non essere mai pesante nonostante la gravità di fondo degli argomenti trattati e sa quando e come ironizzare senza far perdere il focus delle situazioni. Ma anche grande importanza ha la caratterizzazione dei tre personaggi principali: il protagonista e fulcro della vicenda Sato, un giovane che ha abbandonato l’università e che vive da quattro anni isolato in un appartamento minuscolo con quanto riescono a passargli i genitori, Misaki, una ragazza stravagante che ha un oscuro interesse per lo stato di hikikomori di Sato, e Yamazaki, il vicino di appartamento che frequenta una scuola professionale per creatori di video-game e che viene ghettizzato dai compagni di corso in quanto otaku.
In particolare il personaggio di Sato riesce a coinvolgere in modo davvero forte, anche se è tutt’altro che positivo (anzi, sembra proprio non avere alcun lato buono): è codardo, accidioso, egoista, paranoico, tutt’altro che furbo e a dispetto di qualche raro slancio generoso, almeno all’apparenza, è capace anche di bassezze. A tratti sembra intenzionato a cambiare, ma sono più le volte che si arrende rispetto a quelle dove riesce a fare davvero qualcosa.
Pur di togliersi la responsabilità psicologica di quanto gli accade, arriva a fantasticare che la sua condizione sia l’esito di un complotto di un’organizzazione segreta che chiama NHK (Nihon Hikikomori Kyōkai, traducibile con “Ente degli Hikikomori Giapponesi“, deformazione del nome della società televisiva giapponese Nippon Hōsō Kyōkai che ha come sigla appunto NHK).
Malgrado tutti gli aspetti negativi del personaggio, è però difficile non riuscire ad immedesimarsi neanche una volta in Sato. Nel bene, e soprattutto nel male, la sua umanità è sempre tangibile. Troppo mediocre per essere davvero buono o davvero cattivo, Sato è uno specchio deformante che ci ricorda continuamente i nostri difetti e le nostre debolezze.
Welcome to the NHK è sicuramente un lavoro che nelle sue incarnazioni cartacee e animata ha un alto grado di interesse ed una forte presa emotiva; è stato per certi versi un apripista per altre storie in manga e anime con personaggi hikikomori al loro interno, con la differenza che difficilmente la caratterizzazione dei personaggi con questo tipo di problematica è stata sviluppata in modo verosimile e profondo come in NHK. Un altro esempio riuscito è stato
Boku wa Mari no Naka (Io Dentro Mari) di Shūzō Oshimi, manga di cui avevo parlato qualche mese fa.