RahXephon, figlio di un EVA minore o serie da riscoprire?

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Parliamo di una serie nata sotto una buona stella dal punto di vista della produzione in patria, ma che pur avendo delle buone possibilità ha sofferto una discreta sfortuna da noi, almeno per quanto riguarda la pubblicazione e per l’aver dovuto affrontare qualche pregiudizio iniziale.

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Il primo contatto che ricordo aver avuto con RahXephon è stata una “recensione/stroncatura totale” su Benkyo! (ormai defunta rivista sull’animazione giapponese della Play Press Publishing). Questa si scagliava con tale vemenza contro RahXephon il quale, anche se non ne avevo mai sentito parlare prima di questo anime, mi fece un po’ tenerezza… È vero, dopo Evangelion abbiamo sofferto di una produzione smodata di serie robotiche che chi produceva probabilmente voleva ascrivere ad un nuovo genere, con elementi fissi da contratto, ma che all’estero venivano percepite come meri “cloni”. Pregiudizio in parte giustificato e in parte non del tutto, anche perché moltissime cose  percepite come novità assolute dal pubblico Italiano in Evangelion erano a loro volte mutuate da almeno una quindicina di anni di anime robotici mai arrivati in Italia.
È anche vero che dopo il boom di EVA, per dieci anni almeno, non se ne è potuto più di cose tipo: “Non devi fuggire“, risvegli improvvisi “della bestia“, sequenze oniriche con gocce d’acqua che cadono al rovescio, “Inni alla Gioia” di Beethoven ficcati in ogni dove… E non solo negli anime di fantascienza, da tutte le parti! Il fatto è che per un certo periodo storico sembrava che quegli elementi dovessero starci per forza, come era stato urlare il nome dell’arma o del colpo segreto da Mazinga Z in poi (che poi è diventato un luogo così comune che ormai non ci si fa più caso).
Queste reiterazioni nelle serie prodotte in quel periodo effettivamente infastidivano, però le immagini di RahXephon che vidi in quella recensione in realtà mi avevano incuriosito. Riuscii a procurarmi le prime puntate sottotitolate e… È vero, c’erano molti elementi già visti, ma erano “fatti bene” in un contesto curato e c’era anche qualcosa di diverso. L’atmosfera innanzi tutto. L’approccio alla visione fu più positivo di quanto avessi sperato.

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Adesso un po’ di storia. La produzione di RahXephon fu curata dallo studio Bones, uno studio allora emergente di “fuoriusciti” della Sunrise. Si parla del 2002, il termine emergente è usato per modo di dire perché  i ragazzi Bones avevano già fatto cose grosse su commissione della stessa Sunrise (le versioni cinematografiche di Escaflowne e di Cowboy Bebop). In particolare il personale comprendeva buona parte dello staff che quando lavorava ancora alla casa madre aveva reso grande la fine del secolo dell’animazione giapponese con lo stesso Cowboy Bebop. Va di per sé che già dal primo impatto la qualità dell’animazione di RahXephon non era affatto spiacevole a vedersi, anzi! Un bel characther design, una storia quantomeno interessante e, cosa che non guasta mai per il coinvolgimento, le musiche trascinanti e assolutamente caratteristiche di Ichiko Hashimoto. Ovviamente, trascinanti per chi si fa appassionare da scelte molto “alternative”, qui si parla di un connubio di classica, classica contemporanea e jazz con punte fra free-jazz e kraut-punk.
I mecha? Bisogna dire che avevano il loro fascino anche loro: tra il mecha e lo statuario, sembravano “sculture-mobili”.

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La sfortuna riguardo la pubblicazione in Italia di cui parlavo all’inizio risiede nel fatto che la Shin Vision, la casa editrice che ne aveva acquistato i diritti e iniziato la pubblicazione, chiuse definitivamente dopo aver fatto uscire solo i primi due DVD che contenevano i primi 5 episodi, lasciando oltretutto un bel cofanetto da collezione (dato in omaggio col primo DVD) orfano del resto della serie. Per un collezionista non c’è nulla di più triste di un cofanetto che mai si potrà riempire… Dopo questa chiusura nessun editore italiano continuò il progetto. Eppure è un peccato, perché tra le tante cose che sono state pubblicate in questi anni, molte delle quali anche valore decisamente inferiore, RahXephon si sarebbe anche meritato uno suo dignitoso spazio in videoteca.

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Di cosa parlava RahXephon? Raccontiamolo come se fossimo sul retro-copertina di un DVD o di un libro, tanto per dire il meno possibile!
Ayato è uno studente delle superiori con una vita tranquilla e un po’ noiosa, poco importano il distacco e l’apparente freddezza della madre. Ma di colpo dei dubbi minacciano di scuotere la sua esistenza: perché il sangue di sua madre è di colore blu cobalto? Chi è in realtà Haruka, una donna comparsa dal nulla che l’ha sottratto dal suo mondo e che sembra conoscerlo da molto tempo. Perché Haruka che è convinta che la popolazione della Terra sia di molto superiore ai Ventitre Milioni che vivono nella fascia protetta della città di Tokyo? Perché la città è rimasta totalmente isolata da un campo di forza che dall’esterno la fa apparire come una calotta del pianeta Giove? E, soprattutto, cos’è quel gigante che dorme in un uovo nascosto al centro della città?

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Una serie che si basa su domande, a cui effettivamente poi arrivano risposte, alcune già viste, altre telefonate, altre no e fortunatamente non tutte arrivano per forza. Alcuni episodi risplendono di luce propria,  altri molto meno. I personaggi hanno una cura più che discreta e, pur ricoprendo dei posti strategici già delineati/visti sappiamo dove, si avvantaggiano di una buona caratterizzazione. Degno d’interesse anche il lavoro fatto sulla “simbologia” concentrata sul suono e sulla musica. Ogni post-EVA che si rispetti ha di forza un proprio impianto su cui costruire una simbologia, ma in questo caso il tutto è trattato con quel po’ di gusto e ispirazione in più che lo solleva dal piano del mero pretesto.

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Serie da rivedere con quel sereno distacco che donano gli anni passati e che ci permetterà di apprezzarla di più.

(Dalla serie è stato tratto anche un lungometraggio, sorta di “mezzo-rimontaggio-rifacimento” con scene inedite che a volte premiano e a volte non proprio. Forse meglio la serie… però se si vuole concentrare il tutto…)

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