Planet Robot Danguard ACE è una serie televisiva in 52 puntate prodotta dalla Toei Animation e mandata in onda in Giappone sulle emittenti della Fuji TV nel 1977. La serie nasce da Leiji Matsumoto (nome notissimo in quanto creatore tra gli altri di Capitan Harlock, Galaxy Express 999 e assieme a Yoshinobu Nishizaki della Corazzata Spaziale Yamato) e da Dan Kobayashi (autore di Balatack e Gaiking) che ne ha curato il concept design.
E qui viene il primo dei primati di Danguard: sebbene Matsumoto sia un autore che ha lavorato molto nell’ambito della fantascienza, con grandi benefici per la space-opera in un’epoca in cui le serie mecha spadroneggiavano, è da rilevare che Danguard è stato l’unico lavoro di Matsumoto di genere robotico.
Il plot generale della serie si basa su uno spunto ecologista, caro a Matsumoto tanto da essere proposto in modo traslato anche in altre opere dell’autore: la Terra del futuro ormai resa sterile a causa dello sfruttamento indiscriminato delle risorse da parte degli uomini. Da questo spunto di partenza gli anime hanno offerto molte varianti, in Danguard l’unica speranza per il genere umano è tentare di trasferirsi su un da poco scoperto decimo pianeta del Sistema Solare.
Lo stesso tema della Terra resa sterile lo si può trovare in modo analogo anche nella prima serie di Capitan Harlock ed in molte altre animazioni televisive giapponesi del periodo, non necessariamente realizzate da Matsumoto, come ad esempio Kyashan, Tekkaman o Gundam. Sempre negli anni’70 e nei primi ’80 lo stesso plot è stato poi sfruttato spesso in modo ribaltato, dove gli alieni tentavano di invadere la Terra per sostituire il proprio pianeta ormai inabitabile, e si parla di anime famosi come Ufo Robot Goldrake, Baldios, La Corazzata Spaziale Yamato (sempre con Matsumoto)…
Curioso notare come questo tema ecologista fosse molto più frequentemente sfruttato in un periodo in cui l’allarme ecologico era relativamente più distante rispetto ai gironi nostri.
Tornando alla trama di Danguard, le vicende partono dal dottor Galax (Oedo nella versione in lingua giapponese), che assieme a un’equipe formata dai migliori scienziati del mondo ha dato vita al “Progetto Prometeo”, che prevede di sfruttare l’avvicinamento dell’orbita del Decimo Pianeta per trasferire il genere umano. Il progetto di Galax però viene avversato dall’inquietante dottor Doppler che ne pronostica il fallimento. Il primo episodio di Danguard si apre con l’invio sul decimo pianeta di sonde spaziali guidate da piloti di élite. Ad assistere al lancio c’è anche il piccolo Arin (Takuma Ichimonji), figlio di Cosmos (Dantetsu Ichimonji), uno dei piloti delle sonde. Tutto sembra volgere al meglio quando, la navicella pilotata da Cosmos spara alle altre e fugge, facendo fallire il progetto.
Dieci anni dopo il crudele Doppler, autoproclamatosi cancelliere, è a capo di un organizzazione para-militare ed intende impedire a ogni suo rivale di raggiungere il nuovo pianeta della speranza: solo un gruppo di eletti, da lui accuratamente selezionati, avrà la possibilità di viverci. Il dottor Galax ovviamente si oppone a quest’assurdo intento, al comando della base Yasdam è ora alla guida di un rinato Progetto Prometeo ed è in procinto di ultimare il Satellizzatore, nome dietro cui si cela il potentissimo Danguard, l’unico mezzo in grado di contrapporsi ai Mechasatan, le gigantesche macchine da guerra di Doppler. Tra i suoi sottoposti c’è anche Arin, pronto a tutto pur di lavare l’onta di suo padre, da tutti accusato di essere un traditore.
A vivacizzare le cose c’è poi l’arrivo di un misterioso personaggio che porta una maschera di ferro fissata al cranio e che non può togliere. All’inizio conosciuto come Mister X, e poi come Capitano Dan, rivela di essere un ex-schiavo dell’armata di Doppler e di aver subito un lavaggio del cervello con conseguente cancellazione dei ricordi. Ora affrancatosi dal controllo mentale e immemore del suo passato decide di collaborare con Galax per vendicarsi delle crudeltà subite. Il Capitano Dan mostra poi di essere un pilota di formidabile talento e prende l’incarico di addestrare i migliori piloti della base Yasdam, tra cui anche Arin, per prepararli alla guida del Danguard una volta che sarà terminato. I suoi metodi di insegnamento poco ortodossi e quasi sadici, soprattutto nei confronti di Arin, non mancano di sollevare proteste da parte degli altri membri del progetto, ma il tempo per preparare i piloti è pochissimo ed il Capitano Dan è pronto a correre qualsiasi rischio pur di rendere operativo il Danguard per contrastare le armate di Doppler.
Una particolarità della serie di Danguard, grazie alla sensibilità tipica di Matsumoto per l’aspetto umano e i dissidi interiori dei protagonisti, è quella di iniziare a dare meno spazio alla macchina e più spazio alla narrazione dei personaggi, tendenza che si affermerà in modo sempre più deciso a partire dalla seconda metà degli anni ’70 fino ad arrivare ai real robot. L’interesse di Matsumoto per una narrazione basata sui rapporti tra i personaggi, con un’attenzione secondaria agli elementi del contesto, è cosa molto evidente anche per il fatto che il robot entra in scena relativamente avanti nella storia, stratagemma che contribuisce anche a creare una grande attesa e alzare l’interesse dello spettatore. Un altro aspetto interessante è quello che, malgrado la serie sia fatta perlopiù di episodi costruiti per funzionare in sé stessi, rispetto alle prime serie mecha Danguard porta avanti una narrazione con situazioni e rapporti tra i personaggi in evoluzione, un po’ come succedeva anche nella Corazzata Spaziale Yamato.
Il secondo primato di Danguard resta invece a livello più che altro di curiosità, perché si individua nel concept vero e proprio del robot. Tra i robot giganti classici, con i suoi 210 metri di altezza stimata o supposta, Danguard ha mantenuto il podio del più imponente per circa una decina d’anni, prima di essere scalzato dal Gunbuster della Gainax alla fine degli anni ’80 (o anche prima dalla SDF-1 di Macross a seconda se venga considerata robot o nave spaziale).