In genere quando si parla di progetto multimediale, si intende un’opera che si estende su media diversi, non necessariamente digitali. Il confine tra vera multimedialità e merchandising in realtà è abbastanza labile, a volte i diversi “media” del progetto sono perlopiù dei corollari commerciali che non integrano necessariamente nulla in più al media principale.
Definire quale sia il media principale però a volte non è così diretto. Un esempio forse stupido: immaginiamo che venga realizzato un anime fatto per spingere sul mercato un gioco di cards già esistente. Se l’anime diventasse più popolare delle cards, sarebbe da considerarsi ancora merchandise delle carte o diventerebbe il contrario?
Di solito la cosa funziona quando parte integrante della vicenda o dell’idea del progetto viene svolta su media differenti, quando uno espande e completa l’altro.
In quest’ottica quando si tratta di Gundam e Gunpla (gundam plastic model), quali dei due trascina l’altro? In realtà la cosa non è così scontata, perché quando ci si è accorti che, con una storia per un target adulto, un anime con robot poteva favorire il mercato del modellismo piuttosto che quello del giocattolo per i più piccoli, il numero dei modelli e varianti nelle serie “real robot” ha iniziato a crescere a dismisura. Questo già negli anni ’80.
Si potrebbe dire che ormai il trend per le serie “Gundamiche” ormai sia quello dei Gunpla e che le nuove serie ambientate in universi alternativi siano delle scuse per lanciare nuove linee di kit Bandai. È con questo pensiero che mi sono accostato per la prima volta all’ultima serie “else-world” dedicata all’ennesima variante del mobile suit bianco intitolata Mobile Suit Gundam: Iron-Blooded Orphans. Ovviamente sono partito con grande diffidenza.
Ora che la prima serie è conclusa da marzo ed ho avuto modo di valutarla, devo dire che mi sono ampiamente ricreduto su tutto! Sebbene il Gundam in questione avesse ben poco a che fare con quello classico (permane l’idea che l’accostamento sia abbastanza pretestuoso e la serie avrebbe potuto vivere benissimo anche chiamando i mobile suit in un altro modo), penso che Iron-Blooded Orphans sia una serie ben scritta, che mantenga un ottimo ritmo per tutte le durata e che, malgrado qualche punto fermo di genere, abbia un suo carattere e le sue belle idee. La serie ha avuto un discreto seguito di pubblico, tanto che finita la prima ne hanno subito annunciato una seconda. Quando una serie funziona anche con finale più o meno aperto, però mi viene spesso il timore che una seconda stagione possa rovinare la prima. Spero di essere smentito anche in questa occasione, vedremo il prossimo autunno 2016!
Passiamo al “multimedia” (passate la forzatura…). Da modellista con la passione dei kit non ho potuto esimermi dal valutare la controparte in scala dei robot della serie. Premetto che sono un amante del design classico in generale e i mobile suit di Iron-Blooded Orphans non mi facciano esattamente impazzire. Questo ovviamente con le dovute eccezioni…
La cosa che mi ha sempre colpito in Gundam e nella maggior parte delle sue serie è la coerenza tecnico/scientifica. Coerenza che viene rispettata anche nei modelli in plastica Bandai: evoluzione tecnica, principi costruttivi e similitudini ingegneristiche tra mecha degli stessi schieramenti o derivati da modelli precedenti. Aspetto che nell’ottica della “multimedialità” in senso lato viene molto approfondito proprio dai kit in plastica che danno agli appassionati nuovi spunti e informazioni sugli amati armamenti antropomorfi.
In genere questi dettagli sono più evidenti nelle serie scala 1/100. Per i mezzi di Iron-Blooded Orphans in questa scala la Bandai ha scelto per il momento di non creare dei Master Grade, ha lanciato una linea 1/100 Iron-Blooded Orphans autoctona che dal punto di visto del dettagli si colloca a metà tra i RE/100 e i suddetti Master Grade.
La peculiarità tecnologica dei mezzi di tipo Gundam di Iron-Blooded Orphans sta nel fatto che condividono un frame base, detto appunto Gundam-Frame, le differenze stanno nelle dotazioni e nella corazza; questa caratteristica è rispettata nei corrispondenti Gunpla che sono pensati per il montaggio a partire dal solo frame.
E qui veniamo all’esempio più lampante, che tra l’altro è il mio preferito di Iron-Blooded Orphans: il Gundam Gusion, che nella serie televisiva viene sottoposto a pesanti modifiche fino a diventare il Gundam Gusion Rebake. Il modello 1/100 di Bandai tiene conto di questa cosa, tanto che nella statola è presente l’occorrente per costruire un singolo Gundam Frame e le dotazioni completamente diverse dei due modelli. In pratica si può scegliere quale dei due Gundam avere, e se ci si stanca basta cambiare la corazza e il gioco è fatto!
La scelta si gioca tra il tarchiato e super-corazzato Gusion e lo slanciato e quadrumane Gusion Rebake. Personalmente apprezzo entrambe le versioni, così diverse da sembrare due mobile suit completamente differenti. A fine montaggio sarà una bella lotta, anche se so già che la spunterà il Rebake, saranno le quattro mani o lo scudo che si posizione a “coda di insetto” a fare la differenza.
Il vantaggio di avere un frame interno, che si traduce in maggiori stabilità e posabilità oltre che gustoso realismo, è stato già ampiamente dimostrato da Master Grade e Perfect Grade e viene qui riconfermato. Ovviamente la minore corazza del Rebake gioca a favore del discorso posabilità.
Una nota sull’uso del frame: per ottenere il Gusion è necessario sostituire completamente la parte inferiore delle gambe. Un accorgimento diverso forse avrebbe favorito la suggestione del frame condiviso.
Il dettaglio, come si diceva, è inferiore a quello di un Master Grade. Un esempio può essere la coda/scudo del Rebake che secondo il design originale avrebbe dovuto avere degli elementi bianchi ai lati. In questa sede è stato scelto di usare un pezzo unico, fosse stato uno degli ultimi MG avrebbero usato probabilmente una soluzione più articolata.
Se si vuole quindi raggiungere un livello maggiore di dettaglio, un’attenta colorazione è consigliatissima! Vedremo dopo la prima fase di assemblaggio se in questa serie l’applicazione/sostituzione della corazza esterna sarà più immediata di quella di un MG.
A modello completato e colorato manderemo implacabili le foto. Bisognerà aspettare un bel po’ però, al momento ci sono diverse cose da finire sul tavolo di lavoro!
E per finire con una considerazione che non c’entra alcunché… Aspettando nuove serie e nuovi Gunpla (in primis gli 1/100 di Thunderbolt), io sottoporrei una petizione alla Sunrise: Basta personaggi con la maschera nelle nuove serie di Gundam!!